Le elezioni Politiche del 25 settembre si terranno in una fase di tensione internazionale aggravata dalla guerra in Ucraina. Se da un lato l’architettura politica europea, e una legge elettorale che impedisce una vera rappresentatività per non contrastare i diktat che essa impone, rendono le elezioni in fasi meno “calde” un mero scontro tra le varie fazioni delle élite dominanti, siano esse di centro o di destra, la crisi dovuta alla guerra sta di fatto azzerando la possibilità di proporre delle vere alternative allo stato di cose presente.Siamo ben consci che, per quando riguarda le rivendicazioni di liberazione nazionale, nessun governo potrà mai essere considerato “amico”, ma davanti ad un generale impoverimento delle masse popolari, con un inverno che si prospetta ancora più duro considerando l’effetto negativo legato alle sanzioni contro la Russia (che colpiscono le classi subalterne di tutta l’Europa) crediamo che si debba dare una lettura di questo appuntamento dotandosi di molto pragmatismo. Dal punto di vista tattico crediamo che un generico appello al non voto non sposti di una virgola i rapporti di forza, ma anzi serva solo a far mancare il voto alle voci di dissenso, agevolando concretamente i partiti maggiori. Sicuramente neanche l’invito a votare partiti o movimenti che non fanno parte dell’establishment, se fatto da un partito piccolo come il nostro, può spostare grandi equilibri. Ma crediamo che, seppur con delle contraddizioni insanabili, essi rappresenterebbero l’unica opportunità per portare nel parlamento italiano un’opposizione “vera”, almeno per quanto riguarda i temi del lavoro e della politica internazionale. Esistono formazioni che esprimono alcune buone idee, di sinistra, sulla difesa dei diritti dei lavoratori, di opposizione alla guerra e al finanziamento dell’apparato bellico, e sarebbe auspicabile che questi potessero esprimere, come già scritto, una vera opposizione alle logiche guerrafondaie e anti popolari che si sono coagulate nel fronte Draghista. Posizioni espresse e tuttora rivendicate dai maggiori partiti, dalla galassia PD alla Lega, da Forza Italia ad Azione passando per Fratelli d’Italia (che, pur all’opposizione, ha sempre votato il sostegno a tutte le misure antipopolari e guerrafondaie proposte da Draghi). Come già abbiamo sottolineato in precedenza, siamo ben consci che tutti i partiti continuano a portarsi dietro i residui di un centralismo inconciliabile con le rivendicazioni sociali e nazionali del popolo sardo. Tuttavia crediamo che, in una visione realista del momento storico che lo Stato italiano e tutta l’Europa sta vivendo, si debba fare il possibile per contribuire a fermare l’avanzata di visioni politiche antipopolari e guerrafondaie, che intaccheranno tutti i diritti fondamentali dei lavoratori e delle minoranze. Anche in Sardegna, dove il peso di questa crisi sarà ancora maggiore, e che purtroppo è ancora soggetta – volenti o nolenti – alle decisioni prese a Roma.