Stamattina abbiamo portato al tavolo del centrosinistra riunito a Cagliari alcuni dei temi che faranno parte del programma di Liberu per le elezioni del prossimo Consiglio regionale della Sardegna 2024.

In prima istanza abbiamo ribadito ed insistito sulla necessità delle primarie per la selezione del candidato presidente. Riteniamo che sia una questione democratica dirimente, un segnale forte che vogliamo mandare alla cittadinanza sarda per renderla partecipe delle decisioni cruciali in un periodo tristemente fertile per l’astensionismo.

Successivamente abbiamo formalizzato il fatto che Liberu farà una propria lista portando all’attenzione della coalizione quelli che sono i temi sicuramente più significativi e caratterizzanti per un partito indipendentista come il nostro:

  1. Discussione entro i primi due anni di legislatura della Proporzionale Sarda e varo di una nuova legge elettorale regionale elaborata ex novo che sia in grado di indicare un Consiglio davvero rappresentativo del variegato tessuto politico sardo, che garantisca una forte presenza della componente femminile oltre che una rappresentatività reale ed equilibrata dei territori;
  2. Indizione entro i primi tre anni di legislatura di un referendum consultivo per conoscere il parere dei sardi sulla presenza di enormi spazi destinati a demanio militare e servitù militare;
  3. Riconoscimento dell’esistenza della nazione sarda e del diritto del popolo sardo all’indipendenza nazionale, in conformità con la Carta della Nazioni Unite e degli Accordi di Helsinki del 1975 della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa; nel 2023 sarebbe auspicabile che la politica, specialmente quella animata da sentimenti ed aspirazioni progressiste, prendesse il coraggio per dire senza paura quello che è sotto gli occhi di tutti e cioè che siamo una nazione a sé, culturalmente e storicamente distinta, e per questo gli si riconosca il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza qualora desideri rivendicarlo;
  4. Programmazione dell’insegnamento della lingua sarda nella scuola dell’obbligo, a partire dalla LSC che, sebbene perfezionabile, è l’unico standard attualmente esistente. Chiediamo dunque la costituzione di una commissione di esperti ed esponenti del mondo della cultura sarda per portare avanti un lavoro già avviato mai definitivamente concluso;
  5. Programmazione dell’insegnamento della storia della Sardegna obbligatoria in ogni scuola di ordine e grado della scuola dell’obbligo: solo dalla conoscenza e consapevolezza della propria storia si può costruire un futuro solido per le generazioni avvenire;
  6. Indizione di un’assemblea costituente per la modifica dello Statuto orientata ad una maggiore acquisizione di autogoverno del popolo sardo. Dopo 75 anni è necessario riadeguare la nostra carta ai tempi, ampliandone le competenze.

Ovviamente ci esprimeremo anche su tanti altri temi fra i quali quello di strettissima attualità e che noi abbiamo individuato come “assalto alle fonti rinnovabili”. Come abbiamo detto in più iniziative pubbliche già dallo scorso anno, siamo certamente a favore del passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, ma ci sono una serie di paletti che non possono essere superati. Crediamo che si tratti principalmente di una questione di autodeterminazione/sovranità del popolo sardo e non possiamo dunque consentire che si realizzi quella che al momento ha le sembianze dell’ennesima speculazione a danno della cittadinanza.

Diremo la nostra su che tipo di sviluppo economico dovrebbe scegliere la Sardegna, esprimiamo un giudizio negativo di quello privilegiato dai cosiddetti Piani di Rinascita e pensiamo che la strada giusta sia partire dalla valorizzazione delle risorse umane e naturali che già abbiamo, ambiente e paesaggio, agricoltura e allevamento e pesca, settori estrattivi del sughero miniere e cave da cui estrarre terre rare, una immensità di siti archeologi da tutelare e rendere accessibili, tutti settori da cui possono derivare occasioni di sviluppo economico ed occasioni di lavoro per la future generazioni.