Il 22 aprile 2016, Francesco Pigliaru dichiarava il successo del piano di messa in sicurezza degli edifici scolastici, rientranti nel progetto Iscol@; si felicitava del fatto che già il 73% avrebbero avviato interventi di messa in sicurezza e che entro l’anno si sarebbe raggiunto l’80%.
Da allora sono passati quasi due anni. Cosa è cambiato?
Da un’indagine di Cittadinanzattiva, risalente ad ottobre 2017, in cui vengono presi in esame 142 istituti scolastici sardi, i dati che emergono sono allarmanti.
Solo il 12% delle scuole è stato costruito dopo il 1991, col 40% che ha più di 45 anni.
L’agibilità statica è stata data solo al 36% degli istituti.

Il 57% delle scuole non ha un piano di gestione del rischio alluvione.
Solo il 33% ha un piano elettrico di sicurezza.
Addirittura l’81% non dispone del certificato antincendio.
In una scuola su tre mancano le porte antipanico.
Il 43% non ha le scale antincendio.
Nell’80% degli istituti è ancora presente l’amianto.

Il numero complessivo degli incidenti che si verificano a scuola in un anno è di 2132, più di 10 al giorno.
Questi sono i numeri che oggi inchiodano la propaganda a buon mercato della giunta Pigliaru alla tragica realtà dei fatti.
Ma questi non sono solo numeri: dietro questi numeri ci sono migliaia di bambine e bambine, di ragazze e ragazzi, che ogni giorno passano metà della propria giornata in un luogo in cui dovrebbero stare al sicuro e formarsi per il futuro.
La Giunta ha annunciato un nuovo stanziamento di fondi ad inizio mese, che interesserà 43 edifici scolastici. Ci auspichiamo che vengano utilizzati nel migliore dei modi, anche se non sono certo sufficienti per arginare il problema.

La situazione delle scuole sarde sta arrivando ad un punto di non ritorno: ogni genitore, ogni giorno, lascia il proprio figlio o la propria figlia in un luogo che potrà causare loro danni irreparabili.
Il paradosso è che da una parte si va verso una modernizzazione della didattica, con le aule dotate di LIM (Lavagna Interattiva Multimediale), ma dall’altra gli edifici scolastici continuano ad essere compromessi da cronici problemi strutturali, con soffitti che crollano in testa agli alunni e genitori che devono fare colletta per comprare carta igienica e sapone.

La Sardegna è stata costretta da decenni di politica unionista a dover scegliere tra miseria o veleni, tra arretratezza o sviluppo autodistruttivo.
Vorremmo che almeno alle nuove generazioni sia risparmiata questa umiliazione e che non debbano subire gli sconquassi di questa concezione che ha creato la distruzione della nostra terra.

Si potrebbe cominciare dal non dover scegliere tra modernità e sicurezza, almeno nelle aule in cui portiamo ogni giorno i nostri figli.
Perché abbiamo diritto sia alla modernità che alla sicurezza, abbiamo diritto ad una scuola sarda, pubblica e gratuita per tutti, con tutti gli standard di sicurezza europei.

Basta scegliere di dare fiducia a una nuova classe politica, capace di investire adeguatamente i nostri soldi per dare vita a una grande rivoluzione culturale, che inizi proprio dalle scuole e da un reale diritto allo studio per tutti.

Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales