Dopo tanti anni di proteste da parte di innumerevoli comitati, movimenti e associazioni di tutta la Sardegna, Liberu ha ritenuto opportuno concretizzare una proposta di alternativa democratica all’attuale legge elettorale regionale. Una legge fortemente antidemocratica e tesa consolidare l’egemonia delle maggiori forze politiche e a premiare i rapporti di potere basati sul clientelismo. Una legge che, tramite meccanismi contorti e giochi di prestigio, perpetua una politica vecchia, fatta di blocchi di potere vecchi, impersonati da uomini vecchi e territori che prevalgono uno sull’altro.
Questa proposta nasce dall’esigenza di combattere una struttura politica in cui le regole della democrazia vengono piegate per consolidare il potere baronale di pochi individui, e si pone l’obiettivo di restituire pari dignità a tutte le forze politiche che vogliono entrare in competizione, pari rappresentatività a tutti i territori della Sardegna, pari opportunità a donne e uomini.
Lo spirito che ha animato il nostro lavoro inizia sin dalla forma stessa di attuazione della proposta: mentre alcuni lavorano per costituire piccole modifiche tecniche tutte interne all’apparato burocratico, noi lanciamo la proposta a tutto il popolo sardo e lo rendiamo protagonista in prima persona di un processo di cambiamento e di rivendicazione di democrazia.
Di fronte a piccoli correttivi di Palazzo, spesso guidati dagli stessi politici che hanno dato vita a questa legge golpista, noi rilanciamo la proposta della piazza, riconsegnando centralità al popolo sardo.
La natura della nostra proposta, come si evince dai punti che la compongono, mira a fare tutto il possibile per fissare delle regole elettorali che permettano di costruire un governo democratico e stabile. Ciò avverrà attraverso un sistema proporzionale che prevede anche una possibilità di premio di maggioranza, come extrema ratio che garantisca elementi di stabilità e governabilità, una forte presenza della componente femminile, una rappresentatività equilibrata dei territori, la formazione di un Consiglio che sia quanto più possibile espressione del variegato tessuto politico sardo, la composizione di un’assemblea formata da consiglieri e da un presidente veramente rappresentativi della volontà dell’elettorato.

La nostra proposta di legge attacca i fondamenti antidemocratici che animano la legge elettorale del 2013 e propone le misure risolutive che andiamo ad illustrare per sommi capi:

  • Collegio unico Sardegna.

L’attuale legge elettorale divide la Sardegna in 8 circoscrizioni, con la motivazione che questo serva a rappresentare tutti i territori. In realtà questo meccanismo introduce un sistema che premia solo i partiti maggiori, blindando il numero dei consiglieri eleggibili in ogni circoscrizione e facendo sì che ad essere eletti siano sempre e solo i rappresentanti dei partiti più forti, territorio per territorio. La dimostrazione che non serve a rappresentare tutti i territori è data dalla realtà: con questo meccanismo l’Ogliastra ha sempre eletto la metà dei rappresentanti previsti, nel 2014 la Gallura ne aveva eletto 2 su 6, il medio campidano paga sempre il pegno alle altre province più forti rinunciando sempre ad almeno un seggio.
La Proporzionale Sarda tiene in considerazione che i cittadini sardi sono solo un milione e mezzo e non hanno quindi necessità di essere divisi in mille circoscrizioni, anche perché devono eleggere il Consiglio regionale di tutti i Sardi, e non un Consiglio provinciale del proprio territorio. prevede che, per garantire la presenza di candidati di tutti i territori, le liste debbano essere composte proporzionalmente da candidati – uomini e donne – residenti in tutti i territori della Sardegna. L’elettore potrà votare, all’interno del collegio unico regionale, il candidato che più rappresenta le sue preferenze senza assurde blindature che per giunta, come dimostrato, non agevolano ma bensì ostacolano la rappresentanza dei territori.

  • Rappresentanza di genere

L’attuale sistema elettorale prevede che le liste debbano essere composte con una rappresentanza di genere paritaria. Dopo ripetuti tentativi di sabotare la proposta da parte di tanti consiglieri che ancora oggi siedono in Consiglio, è stata introdotta la doppia preferenza di genere, che permette all’elettore di esprimere due preferenze all’interno della stessa lista, una per un candidato uomo e una per una candidata donna.
Questo sistema di riequilibrio della rappresentanza di genere è positivo ma non sufficiente. Se infatti questo meccanismo resta come è oggi, vincolato ad un sistema di alleanze che prevede liste civetta e a una suddivisione del territorio in circoscrizioni piccole e controllate, accade che in ogni circoscrizione i vecchi baroni della politica sistemino il numero di donne necessario col solo scopo di rispettare la legge ma evitare di essere sorpassati da concorrenti donna. Le possibilità offerte da questo sistema hanno lasciato spazio a meccanismi astuti che permettono di conseguire un alto numero voti, ma evitando il rischio di prendere meno voti di una donna. In questo modo ci si assicura che le candidate donna non siano concorrenti temibili e capaci di soffiargli l’elezione, ma essendo comunque necessario ottenere una grande quantità di voti, anziché mettere in lista molte donne troppo rappresentative si preferisce portare i voti tramite la proliferazione di liste civetta, composte da una marea di candidati che portano voti ma non riescono a contendere il voto ai grossi personaggi.
La Proporzionale Sarda garantisce un’equa rappresentanza femminile abolendo gli ostacoli che relegano le candidate donna a contorno e strumenti per l’elezione dei candidati uomini. Questo avviene grazie al’istituzione del collegio unico regionale, che disarticola il sistema di circoscrizioni costruite per la spartizione dei seggi tra pochi, e grazie all’abolizione del sistema di coalizioni, che determina la proliferazione di liste civetta finalizzate a portare voti ai più forti.
Con la Proporzionale Sarda ogni lista, composta da 60 candidati complessivi, dovrà essere composta esclusivamente da persone valide e capaci per riuscire ad ottenere un alto numero di voti ed entrare in Consiglio. Una lista di uomini forti che non si preoccupa di aggregare donne altrettanto forti rischia di non ottenere sufficienti preferenze. Per questo l’inserimento di donne capaci e rappresentative diventa una condizione necessaria per ottenere molti più voti, ma questa capacità e rappresentatività inserisce anche la condizione per permettere alla donna di contendere davvero l’elezione a un uomo.

  • Soglia di sbarramento naturale.

L’attuale legge elettorale prevede due altissime soglie di sbarramento, create con l’evidente intento di negare la rappresentanza democratica a tutte le forze minori che non si coalizzano con gli schieramenti maggiori e al candidato presidente fuori dal blocco bipolare, ovvero il terzo candidato presidente più votato e successivi.
La Proporzionale Sarda prevede che la soglia di sbarramento debba essere quella naturale, risultante dalla attribuzione proporzionale pura dei voti validi sulla base dei seggi disponibili in Consiglio. In questo modo le forze che si dimostreranno esigue e troppo poco rappresentative non otterranno seggi, mentre tutte le forze capaci di rappresentare una quantità proporzionale valida di elettori avranno spazio nell’Assemblea sarda.

  • Lista unica non coalizzata.

L’attuale legge elettorale prevede la possibilità di istituire coalizioni di liste che concorrono all’elezione del Consiglio regionale e del presidente. Questo fa sì che i partiti più forti creino un alto numero di liste civetta che hanno esclusivamente lo scopo di traghettare voti al candidato presidente, il quale in questo sistema elettorale è l’ago della bilancia per la conquista della maggioranza. Accade così che nascano liste senza una storia, senza un programma, composte da candidati talvolta inesperti che vengono illusi di poter essere eletti, col solo scopo di convogliare i voti dei loro familiari e amici al candidato presidente. A beneficiare di questo sistema di alleanze e di liste civetta sono i grossi baroni della politica perché, se il candidato presidente ottiene il premio di maggioranza, i primi ad avere il posto assicurato sono proprio loro. Lo scopo del sistema di alleanze non è dunque quello di unire liste che hanno una comune progettualità politica, ma quello di ammucchiare numeri di persone che devono, anche inconsapevolmente, dirigere voti al presidente per poi riuscire a sistemare i pezzi grossi della politica regionale. Per noi questo sistema è antidemocratico, ingannevole e inaccettabile, per cui la Proporzionale Sarda prevede che ogni lista rappresenti un suo elettorato affine, che vota a seconda della condivisione di un programma e non solo per sostenere un parente, magari avvantaggiando inconsapevolmente un barone della politica.
Con la Proporzionale Sarda ogni lista corre autonomamente, col suo programma, con la sua visione di Sardegna, con i suoi candidati uomini e donne provenienti da tutti i territori della Sardegna, ed ottiene esattamente il peso che l’elettorato di riferimento le attribuisce, senza trucchi e senza inganni.
Inoltre questo garantirà che tutti i candidati potranno diventare consiglieri solo se riescono a raccogliere un alto numero di voti, diventando veramente rappresentativi di gran parte dell’elettorato, diversamente dall’attuale sistema, che permette ai beneficiari di un elevatissimo premio di maggioranza di poter essere eletti anche con poche centinaia di voti.

  • Premio di maggioranza

L’attuale legge elettorale prevede due possibili premi di maggioranza, uno che scatta col raggiungimento del 25% del totale dei voti validi, l’altro col 40%. Nel primo caso alla lista o coalizione di liste che supera il 25% vengono attribuiti il 55% dei seggi del Consiglio, nel secondo caso addirittura il 60%.

Una soglia che come è evidente è facile da raggiungere per mastodontiche coalizioni di lista composte da una miriade di liste civetta, ma anche fortemente sproporzionata nell’attribuzione dei seggi, arrivando addirittura a prevedere, in un caso, l’attribuzione del 60% dei seggi a una coalizione senza la maggioranza assoluta dei voti validi e comportando in questo modo un pesante condizionamento antidemocratico della volontà popolare.
La Proporzionale Sarda prevede un premio di maggioranza che scatta al raggiungimento da parte di una lista del 34% del totale dei voti validi (se due o più liste dovessero superare il 34% il premio di maggioranza verrebbe attribuito a quella che ottiene più voti), la quale otterrebbe 31 consiglieri più il presidente della Regione, con una maggioranza complessiva composta da oltre il 52% dei seggi del Consiglio. I restanti 28 posti da consigliere andranno distribuiti con sistema proporzionale tra tutte le altre liste.
Abbiamo previsto un premio di maggioranza come misura estrema per dotare la legge di un sistema di governabilità e di stabilità di carattere oggettivo, quindi indipendente dalla volontà delle parti di trovare un accordo a tutti i costi. Risulta d’altra parte evidente che il sistema propende per far sì che a regolare la politica regionale sia una distribuzione proporzionale dei seggi a cui segue una trattativa per la formazione di una maggioranza e l’individuazione di un presidente, come si evince dalla struttura complessiva della legge. L’introduzione di una soglia così alta da raggiungere per ottenere il premio di maggioranza è chiaramente voluta per dare quante più probabilità possibili di attivare una distribuzione proporzionale dei seggi, pur non escludendo tuttavia anche un meccanismo di governabilità e stabilità oggettivo e indipendente dalla volontà delle parti.

  • Sistema proporzionale di attribuzione dei seggi

I seggi vengono attribuiti con sistema proporzionale tra tutti i voti validi ottenuti da tutte le liste se nessuna lista ottiene da sola il 34% dei voti validi o se una lista ottiene da sola il 53,33% del totale dei voti validi espressi. Questo sistema previsto nell’attuale legge elettorale è apparentemente simile a quello previsto anche nella Proporzionale Sarda, ma la differenza sostanziale è che nel sistema attuale queste percentuali vengono troppo facilmente ottenute tramite coalizioni di liste, che riescono a raggiungere percentuali enormi.
Nell’attuale legge elettorale la soglia per l’attribuzione del premio di maggioranza, stabilita al 25% ma in un sistema di coalizioni di liste, permette che sia molto facile che qualche coalizione lo raggiunga. Questo fa sì che sia quasi impossibile procedere alla assegnazione dei seggi su base proporzionale, come previsto se nessuno raggiungesse il 25%.
Viceversa nella Proporzionale Sarda, che non prevede coalizioni ma solo liste uniche, diventa estremamente difficile che una sola lista arrivi a superare il 34% dei voti validi, rendendo quindi estremamente probabile che la suddivisione dei seggi avvenga in maniera proporzionale. D’altro canto, riteniamo corretto che nella, pur improbabilissima, ipotesi che una sola lista superi la maggioranza dei voti totali si debba procedere alla assegnazione dei seggi su base proporzionale, svincolando quindi l’assegnazione dal premio di maggioranza che potrebbe limitare un’equa attribuzione.

  • Abolizione del voto disgiunto

L’attuale sistema elettorale prevede la possibilità di attribuire il cosiddetto voto disgiunto, ovvero un voto al candidato presidente di una lista e un voto ad un candidato consigliere di un’altra lista. La motivazione a sostegno di questo sistema era stata data dalla possibilità per l’elettore di votare per i rappresentanti che più attiravano la sua fiducia. Il reale funzionamento di questo sistema invece è quello di permettere all’elettore di sostenere l’elezione di un candidato presidente che, lo ricordiamo, è il vero ago della bilancia per la vittoria, pur rispettando i legami clientelari del proprio territorio e sostenendo il proprio barone locale anche se è candidato in liste diverse. Gli effetti disastrosi di questo sistema, ben lungi dal soddisfare i gusti dell’elettore, sono stati quelli di confermare la presenza in Consiglio dei soliti noti anche se le giunte regionali sono state di colore diverso, con una sfilza di intoccabili che, grazie al voto disgiunto e ad un sistema di clientele ben consolidato, riescono a superare indenni ogni stagione politica.
La Proporzionale Sarda, restituendo centralità al programma politico e ai suoi sostenitori candidati, prevede che ogni elettore voti una sola lista e solo candidati che sostengono il programma contenuto in quella lista. La doppia preferenza di genere all’interno della stessa lista conferma in ogni caso la facoltà di attribuire contemporaneamente un voto a un uomo e uno a una donna. In questo modo l’elettore, esprimendo il suo voto per un candidato uomo e uno per la candidata donna per la lista X, indicherà automaticamente il sostegno anche per la lista che esprime il programma politico e per il candidato presidente che rappresenta quel progetto. Questo fa sì che l’elettore esprima la sua preferenza per un programma reale e per candidati che devono portare avanti quel progetto senza ambiguità.

  • Candidato presidente beneficiario della fiducia democratica

L’attuale legge elettorale prevede che il candidato presidente più votato diventi presidente della Regione, il secondo candidato più votato diventi consigliere regionale e che il terzo candidato più votato non venga eletto in Consiglio regionale. Questo sistema, evidentemente studiato per agevolare i due schieramenti più forti a scapito di tutti gli altri, ha creato situazioni assurde e paradossali. Nel 2014 Michela Murgia è restata fuori dal Consiglio regionale pur avendo ricevuto circa 76mila voti. Stessa sorte di Francesco Desogus, che nelle elezioni regionali del 2019 non ha avuto un posto da consigliere pur avendo ottenuto oltre 85mila voti. Attualmente però il Consiglio regionale ospita consiglieri che hanno ottenuto sei/settecento voti, entrati tramite questo meccanismo e attraverso un premio di maggioranza eccessivamente generoso.
La Proporzionale Sarda, per ovviare a queste dinamiche assurde e paradossali, prevede che tutti i candidati alla carica di presidente che non vengano eletti presidente, essendo beneficiari di tutti i voti conseguiti dalla lista che essi rappresentano, possano concorrere a diventare consiglieri regionali proporzionalmente ai voti ottenuti.

LIBE.R.U. – Liber@s Rispetad@s Uguales