Ieri non è stata solo la giornata della Catastrofe per i Palestinesi, ma anche per la stampa.Una raffica di missili sionisti ha raso al suolo il palazzo che a Gaza ospitava la stampa internazionale, costringendo i giornalisti a trovare alloggi di fortuna in aree sotto costante bombardamento oppure a scappare da quell’inferno. Non bastava più la scandalosa sottomissione ai dettami della propaganda di guerra sionista, con notizie distorte, faziose e accomodate. Era troppo anche l’aver osato mostrare i cadaveri dei bambini, le macerie, gli arti sparsi per la strada, il sangue, i pupazzetti, le carrozzelle di portatori di handicap mischiati alla polvere delle macerie.

Troppo grave mostrare al mondo ciò che causano le “incursioni mirate”, meglio vietare con l’esplosivo una presenza della stampa a Gaza: d’ora in poi alla stampa deve arrivare solo ciò che passa l’esercito sionista. Quasi come sempre, ma ora anche peggio di sempre.

Ma la verità e la solidarietà non vengono oltraggiate solo in terra di Palestina. Là lo si fa con l’esplosivo, in Italia con le pressioni e le influenze, per evitare che si dica ciò che realmente sta accadendo.

Da giorni i giornali insistono a enfatizzare gli attacchi dei Palestinesi, dichiarando non quanti razzi vengono lanciati in quel giorno, ma dichiarando ogni giorno la somma di tutti i razzi lanciati in tutti i giorni precedenti. Così ogni giorno si sente parlare di migliaia di razzi, mentre ogni giorno si tratta di qualche centinaio, di cui solo poche decine arrivano a terra causando finora una meno di decina di morti a fronte di centinaia di Palestinesi uccisi. Uccisi da raid che vengono presentati singolarmente, caso per caso, per apparire meno numerosi, ma che hanno una potenza terrificante. Solo ieri 160 aerei hanno lanciato mezzo migliaio di missili altamente distruttivi in soli 40 minuti. Tutti a segno. Tutti con morti e feriti. In questo caso la stampa non fa la somma delle migliaia di missili lanciati dai sionisti in questi giorni. E se fa vedere la morte che essi causano, basta buttare giù i suoi uffici.

Anche in Sardegna stenta a svelarsi pienamente la spaventosa realtà dei fatti. La stampa isolana, pur con onorevoli eccezioni, ha dato appena un francobollo per informare della grande manifestazione di Cagliari organizzata da Sardegna Palestina e partecipata da tantissime persone, con tante associazioni e partiti. Forse anche qui ottengono il loro effetto la pressioni sioniste, che hanno solide amicizie nelle Università, nell’economia, nelle forze armate da cui usufruiscono di spazi di addestramento. E nella politica.

La politica italiana di Sardegna, se proprio deve dire qualcosa, rispetta la rigorosa ambiguità delle centrali romane, cercando di stare in equilibrio sul sangue innocente e vagheggiando di “pace da entrambe le parti”. Che altro non è che l’invito a subire in silenzio lo stillicidio quotidiano senza ribellarsi in maniera così clamorosa.

Nella politica sarda spiccano le vergognose esternazioni filo sioniste di numerosi esponenti del Psd’Az (tra cui anche assessori regionali), che organizzano iniziative filosioniste e che chiamano il massacro dei Palestinesi “diritto di Israele ad esistere” (dimenticando di aggiungere “sulla terra e sui cadaveri dei legittimi padroni di casa”). Le posizioni del mondo indipendentista sono diverse: in alcuni casi consistenti in un imbarazzante silenzio, in altri nella mobilitazione solidale.

Noi di Liberu abbiamo deciso di essere presenti, come sempre, e di fare il possibile per aggirare e combattere quella spirale della solidarietà ai carnefici fatta di dichiarazioni di sostegno ma anche di silenzio della stampa, dell’associazionismo, della politica.

Noi abbiamo deciso di non stare zitti, di combattere la censura e di mobilitarci con le nostre poche forze per fare tutto ciò che è necessario per mettere in atto, tangibilmente, la solidarietà internazionalista.

Non ci è bastato sostenere e partecipare alla manifestazione di Cagliari, ma per due giorni abbiamo organizzato sit-in e consegnato volantini di sensibilizzazione in tutti i centri in cui abbiamo gruppi militanti organizzati, con la distribuzione e l’attacchinaggio di parecchie migliaia di volantini in 24 centri della Sardegna.

Anche in questo frangente abbiamo voluto schierarci, concretamente, per il diritto dei popoli oppressi alla libertà, cercando di rompere il silenzio della morte.

Forse non sarà tanto. Ma di sicuro è qualcosa.

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales