Un’occasione per internazionalizzare la lotta del popolo sardo.

170 delegati presenti in rappresentanza di circa 50 paesi di tutti i continenti. Donne e uomini provenienti da Asia, Europa, Africa, America Latina. Una delegazione di circa 40 pacifisti e rappresentanti di partiti Socialisti degli Stati Uniti e del Canada. Associazioni di amicizia con Cuba, comitati contro il blocco economico che l’isola subisce da più di 50 anni, partiti della sinistra anti imperialista. Presenti le delegazioni di tantissimi paesi che subiscono ogni giorno la violenza delle aggressioni e delle imposizioni imperialiste, Palestinesi, Venezuelani, Portoricani, Giapponesi dell’isola di Okinawa.
Il “V° Seminario per la pace e per la chiusura delle basi militari straniere” che si è tenuto dal 4 al 6 maggio a Guantanamo, Cuba, è stata un occasione storica per far sentire la voce di chi in Sardegna sta lottando contro un’occupazione militare che diventa ogni giorno più devastante.

Abbiamo avuto l’occasione di raccontare, come delegati del nostro partito, cosa voglia dire per una piccola isola come la Sardegna la presenza del 60% delle basi militari italiane e dei poligoni interforze che la Nato usa per addestrarsi alle sue guerre di conquista. Il nostro intervento ha suscitato un grande interesse per quello che sono state e che sono le conseguenze che la presenza di queste Basi comportano per la nostra Nazione: inquinamento, disoccupazione, furto di territorio, assistenzialismo, repressione.
Ma abbiamo anche avuto modo di conoscere la spaventosa presenza delle basi Usa e Nato in tutto il mondo grazie ai dossier preparati dai veterani statunitensi che da anni si battono contro l’imperialismo del loro governo, pagando la loro opposizione con repressione e galera.
Una presenza che fa capire come le strategie degli Usa e dei loro alleati siano sempre più un pericolo per la pace nel mondo, per la costruzione di un futuro diverso da quello imposto dal sistema capitalista, e che ormai, considerata la rinnovata corsa agli armamenti atomici, sia un reale pericolo per la sopravvivenza della specie umana.

Il documento finale del Seminario è la sintesi di quello che dovrebbe essere il modus operandi di ogni partito che si definisca di sinistra, in qualsiasi parte del mondo esso operi:
totale condanna del blocco economico contro Cuba e della presenza della base-lager di Guantanamo in mano agli Usa in totale spregio dei trattati internazionali; totale condanna di ogni presenza militare straniera in paesi sovrani; totale condanna delle aggressioni continue al popolo Venezuelano, Siriano, Iracheno, Afghano e Palestinese, vittime di una violenza che farebbe impallidire qualsiasi ufficiale nazista.
La chiusura del documento lancia le basi per una continua e duratura mobilitazione a livello internazionale contro tutte le basi militari straniere e contro tutte le guerre di dominio e di rapina che stanno portando distruzione e lutto in tutti gli angoli del pianeta.
Poter discutere con deputati di vari parlamenti sudamericani, con ex soldati Usa, con socialisti provenienti da ogni parte del mondo, alla presenza di personaggi del calibro di Maria Socorro Gomez, presidentessa del Consiglio mondiale per la Pace, di Silvio Platero, presidente del Movimento per la Pace e per la Sovranità dei Popoli, di Ann Wight, ex colonnello ed ex diplomatico Usa, è stato uno di quei momenti che, chi si spende in politica per la liberazione del proprio popolo dal colonialismo, non teme a definire storici.

Sono stati tre giorni intessissimi di dibattiti e scambi, una di quelle occasioni fondamentali per rompere l’isolamento mediatico che ci viene imposto dal nostro oppressore, e che troppo spesso riusciamo ad aggirare solo con l’utilizzo della rete e dei social network.
Abbiamo concluso il seminario a Caimanera, il paese poco distante da Guantanamo che sta di fronte alla base statunitense, e che giustamente viene definito “la prima trincea antimperialista” dell’America Latina e del Caribe, insieme alla popolazione che ci ha accolto con un grandissimo abbraccio per sottolineare l’amicizia e la fratellanza che lega chi combatte un comune nemico.

Torniamo in Sardegna con un prezioso bagaglio di conoscenze e di relazioni estere fondamentali per amplificare la portata della nostra lotta a livello internazionale, sempre più convinti che la lotta contro la presenza delle basi militari sia un passaggio essenziale e determinante nel cammino dell’autodeterminazione.
Torniamo in Patria convinti che l’internazionalismo sia una delle armi fondamentali nel cammino di emancipazione per qualsiasi popolo abbia intrapreso un percorso di liberazione dal colonialismo.

Libe.r.u.