Non si può definire semplicemente “morto sul lavoro” un uomo che muore dopo essere stato costretto deliberatamente a lavorare in condizioni di pericolo. La definizione più giusta sarebbe “ucciso sul lavoro”, perché non si tratta di sfortuna o casualità quando un pericolo mortale viene segnalato, ripetutamente, e altrettanto ripetutamente ignorato. Non è una fatalità quando una disgrazia accade come conseguenza delle pessime condizioni date.

La legge del profitto ad ogni costo ieri ha ucciso un uomo di 56 anni a Villacidro, si chiamava Ignazio Sessini, era sposato e padre di una bambina di 10 anni.

I sindacalisti avevano protestato più e più volte contro l’azienda Villaservice, che si occupa di trattamento dei rifiuti , chiedendo che si abolisse il turno notturno in solitaria nel reparto di triturazione dei rifiuti dell’umido, ma queste richieste non sono state accettate. Se ieri ci fosse stato un secondo operaio assieme ad Ignazio oggi non piangeremmo l’ennesimo caduto di questa assurda guerra. Purtroppo però quando l’operaio nel turno di notte è caduto dentro l’impianto di triturazione nessuno ha potuto sentire le sue invocazioni d’aiuto, ed è morto orribilmente e nella solitudine a cui la legge del profitto lo aveva costretto.

Chiediamo che si faccia piena luce sull’accaduto e che si individuino con certezza i responsabili di questa ennesima morte, di questo ennesimo omicidio sul lavoro.

C’è bisogno di maggiori controlli, maggiore severità, c’è bisogno di integrare e potenziare l’organico degli ispettori del lavoro, ma soprattutto è necessario che tutta la società intera si mobiliti per reclamare diritti, dignità e sicurezza nei luoghi di lavoro: non possiamo continuare a pagare col sangue operaio la legge del profitto capitalista!

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales