Martedì 18 settembre, alle ore 10, presso la Cancelleria del Tribunale di Cagliari, Autodeterminatzione ha portato a vidimazione i moduli per la raccolta firme a richiesta di un referendum consultivo sulla Legge Urbanistica che il consiglio regionale si propone di approvare.

Nel giorno in cui il disegno di legge arriva in Consiglio regionale con le relazioni di maggioranza e di minoranza, Autodeterminatzione intende chiamare a esprimersi in merito il Popolo Sardo, per decidere se la suddetta legge debba essere approvata o respinta.
Questo è il testo del referendum indetto ai sensi dell’art.1 lettera e) della Legge Regionale n.20 del 17 maggio 1957:
“Siete voi contrari all’approvazione, da parte del Consiglio Regionale della Sardegna del disegno di legge “ testo unificato DL 409- PPLL 19-418-438” editato da IV commissione permanente in data 09.08. 2018 recante “ Disciplina generale per il governo del territorio?” indetto ai sensi dell’art.1 lettera e) della Legge Regionale n.20 del 17 maggio 1957.

Riteniamo che tale legge non rispetti le aspettative e il territorio dei sardi e riteniamo anche che l’attuale governo della Regione Sardegna, essendo in scadenza e certo di non essere riconfermato dal voto, non sia legittimato ad approvare e imporre una legge di tale importanza che presenta carenze significative nella sua visione d’insieme e in ordine a servitù militari, viabilità, trasporti, zone interne, e aree rurali.
E’ stato più volte pubblicamente denunciato, da parte di professionisti (ingegneri, magistrati, urbanisti, architetti, sindaci, intellettuali che per mesi hanno tenuto incontri in giro per l’isola per discutere della legge) che il processo partecipativo necessario per una legge condivisa è stato formale e lacunoso e, pertanto, è quanto mai necessario esprimersi attraverso uno strumento di democrazia partecipativa sull’opportunità e utilità, per la Sardegna, di approvare oggi la legge urbanistica.

E’ da respingere, infine, l’equazione sviluppo, promozione del turismo e allargamento della stagione turistica attraverso aumento di volumetrie e cementificazione, senza risolvere prima problemi ben più annosi quali viabilità, trasporti e diversificazione dell’offerta. E’ questa una visione vecchia che ha portato a violentare e svendere la Sardegna e non può più essere accettata.