Libe.r.u. esprime tutta la sua più profonda preoccupazione e la sua netta contrarietà alle nuove norme in materia di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) contenute nel decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 104.
Tale decreto, entrato in vigore dal 21 luglio scorso, prevede in sintesi un enorme ampliamento dei poteri da parte dello Stato a danno delle Regioni (comprese quelle autonome come la Sardegna) in materia di VIA, con il conseguente ed evidente pericolo che si saldino interessi delle lobby energetiche e interessi della politica italiana a discapito degli interessi e della tutela dei Sardi.
Il Gruppo di Intervento Giuridico nei giorni scorsi ha sollevato il problema sottolineando, tra i vari aspetti, anche la “molto dubbia rispondenza alla direttiva europea” da parte del decreto.
I cambiamenti rispetto alla normativa precedente riguardano aspetti anche molto importanti e costituiscono un grave pericolo per la tutela dell’ambiente e della salute umana.


Nella procedura di verifica di assoggettabilità a VIA non serve più un vero e proprio progetto preliminare o progetto di fattibilità, adesso basta un mero “studio preliminare ambientale”, trascurando il coinvolgimento dell’opinione pubblica e la qualità delle informazioni come invece raccomanda la legislazione europea.
Nell’articolo 23 si dice che la VIA è richiesta solo per “centrali termiche e altri impianti di combustione con potenza termica superiore a 300 MW”. La legislazione europea prevede invece che ci sia una valutazione degli effetti del progetto sulla salute della popolazione in tutti i casi e non solo negli impianti al di sopra una determinata soglia. Questo significa che oggi potrebbero costruire un impianto di combustione con una potenza inferiore 300 MW a qualche centinaio di metri da case scuole e asili, senza dover valutare gli effetti sulla salute umana.


Questo nuovo decreto prevede anche altre misure che definire compiacenti verso le grandi lobby sarebbe piuttosto riduttivo.
All’articolo 18 infatti, in materia di sanzioni per violazioni della disciplina sulla VIA e sulla verifica di assoggettabilità a VIA, si stabilisce che anche in assenza di preventiva pronuncia di VIA, anche contro una sentenza dei Giudici amministrativi, i lavori possono esser fatti proseguire, purché l’autorità competente a sua discrezione intravveda “termini di sicurezza con riguardo agli eventuali rischi sanitari, ambientali o per il patrimonio culturale”.
Questo significa che oggi si può procedere ad esempio a trivellazioni, all’installazione di centrali eoliche o termodinamiche, ma anche gasdotti o depositi costieri di gas, senza neanche aspettare una pronuncia di valutazione di impatto ambientale: è sufficiente che l’”autorità” (cioè la politica) a sua esclusiva discrezione pensi che questo non arrechi danni sanitari, ambientali o culturali.


Insomma dalla precedente norma di legge preventiva si passa ora ai lavori senza valutazione purché benedetti dalla discrezionalità dei politici.
Questa normativa, che trasferisce le decisioni a Roma saltando Cagliari, tra le tante cose rappresenta in sostanza l’aggiramento del referendum del 4 dicembre, riproponendo e anzi imponendo misure di centralizzazione già chiaramente bocciate dai cittadini.
Inoltre lo spostamento delle decisioni da Cagliari a Roma, cioè lì dove maggiori sono le influenze dei grandi gruppi energetici, rappresenta la piena tutela delle lobby e l’esclusione dei cittadini sardi da qualsiasi possibilità di opinione e di pressione.


Per noi Sardi tutto ciò significa veder spianata la strada a progetti inquietanti o perlomeno discutibili, da progetti di gasdotti non proposti e non discussi con nessuno passando per trivellazioni (la Regione terrebbe solo il diritto di autorizzazione mineraria ma la VIA spetterebbe a Roma, rimettendo nuovamente in discussione il Progetto Eleonora della Saras) fino a rilanciare il folle progetto Monte Ulmus della Sotacarbo, che prevede lo stoccaggio di tonnellate di anidride carbonica nei cunicoli delle miniere del Sulcis, sebbene una perdita di gas dovuta ai più disparati motivi ucciderebbe decine di migliaia di persone in pochi minuti.


Libe.r.u. si unisce convintamente al coro di protesta nei confronti di questo decreto, che rappresenta la concessione della piena libertà delle lobby energetiche a discapito dei diritti e della sicurezza dei cittadini, e CHIAMA TUTTO IL POPOLO SARDO A METTERE IN ATTO UNA MOBILITAZIONE GENERALE PER FAR SENTIRE LA PROPRIA CONTRARIETÀ.
Libe.r.u. stigmatizza inoltre il comportamento ossequioso e arrendevole della Giunta Pigliaru verso Roma e verso i potentati visto che, nonostante sia ancora in tempo per farlo, da giugno ad oggi non ha ancora presentato alcun ricorso alla Corte Costituzionale contro questo ennesimo sopruso ai danni dei cittadini e dell’ambiente della Sardegna.

Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales