Il 2 giugno verrà celebrata la nascita della Repubblica italiana, nata a seguito del referendum del 1946. Una repubblica che per noi Sardi non ha interrotto la lunga dominazione italiana, una dominazione straniera imposta senza il consenso del popolo sardo e instaurata contro la sua volontà, violentemente, a partire dalle annessioni del casato Savoia.

Lo Statuto autonomistico, concesso dalla Repubblica alla Sardegna, è nato con l’obiettivo di arginare e diluire le forti tendenze indipendentiste dell’immediato dopoguerra. La nostra autonomia, gestita dai partiti italiani in Sardegna ma saldamente controllati da Roma, non è stata occasione di sviluppo nazionale ma, come prefissato dalla Repubblica, strumento di una lenta ed inesorabile desardizzazione e asservimento della nostra gente agli interessi della “patria unitaria”, stesse tendenze già in atto nelle precedenti forme istituzionali.

Dichiarandoci come “minoranza” – come se non fossimo un popolo a sé stante ma una sorta di sottospecie minore e minorata di altra specie – ha finto di tutelare la nostra identità nazionale, ma i fatti del nostro etnocidio sono sotto gli occhi di tutti.

La nostra lingua è stata combattuta senza tregua, nelle scuole e sul posto di lavoro, nella cultura e nello sport, nelle istituzioni e negli uffici, fino ad invitare anche i genitori a non farla conoscere ai propri figli. La nostra cultura è stata ridicolizzata, imbastardita, come colpa di cui vergognarsi e far vergognare.La nostra terra è stata avvelenata impunemente dalle grandi cordate industriali che qui hanno fatto affari colossali, pagando stipendi da fame e risparmiando in sicurezza e bonifiche.I nostri beni archeologici, testimonianza di un’antica nazione, sono stati trascurati, ignorati, abbandonati al saccheggio e alla distruzione, come spazzatura di cui liberarsi.La nostra economia autoctona è stata destrutturata, piegata, anch’essa additata come patrimonio da ripudiare e sostituire con un’economia esterna, etero diretta, disumana, coloniale.La nostra terra paradisiaca è stata sfregiata e snaturata, con la speculazione edilizia e la volgare mercificazione di tutto ciò che per noi è identità e comunità con la propria terra.Le nostre comunità sono state sconvolte, smembrate con l’emigrazione, lo spopolamento, la disoccupazione, con la disperazione narcotizzata da fiumi di alcol, droghe e psicofarmaci.I nostri paesi sono stati militarizzati per decenni, in maniera totalmente arbitraria sottoposti a coprifuoco, posti in stato d’assedio, additati in ogni sede come covi di delinquenti.I terreni delle nostre famiglie sono stati requisiti, indennizzati con due spiccioli e spesso con niente, utilizzati per sperimentare ogni tipo di arma, dalla più inquinante alla più insidiosa, devastate, incendiate, bombardate, avvelenate, affittate a eserciti imperialisti, prestate a dittatori e criminali di guerra, per l’affinamento di ogni tecnica volta all’annientamento di esseri umani, inclusi i civili.

Il 2 giugno non è dunque, per noi, una giornata di lotta contro l’occupazione militare, che rappresenta solo una parte della vasta e complessa dominazione italiana.

Il 2 giugno è per noi una giornata di lotta e di protesta contro l’occupazione italiana della Sardegna, contro un’occupazione straniera che rifiutiamo in toto e non solo nelle sue manifestazioni militari. Rivendichiamo il diritto del popolo sardo di edificare su questa terra la propria Repubblica indipendente per poter vivere libero, in pace e armonia con i popoli del mondo, e decidere in piena indipendenza ogni aspetto della propria vita politica, sociale, economica, culturale.

Il 2 giugno alle ore 11 parteciperemo alla manifestazione di Teulada, portando questo contributo che amplia e completa il significato di una mobilitazione nella giornata del 2 giugno, festa della Repubblica straniera invasora italiana, che continueremo a combattere come sempre ha fatto il nostro popolo contro ogni invasore giunto con l’obiettivo di sottometterci.

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales