Sono sempre di più i giovani sardi che decidono di scommettere sull’agricoltura, facendosi custodi e prosecutori del lavoro della propria famiglia o partendo da zero con passione e dedizione.
In circa tremila hanno presentato le domande, gestite da Agea, per le misure 6.1 (Aiuti all’avviamento di imprese per i giovani agricoltori) e “Pacchetto giovani” del Psr (Piano di Sviluppo Rurale della Regione Sardegna) 2014-2020.
Il bando è stato pubblicato con due anni di ritardo a luglio 2016, data dalla quale ha subito infiniti rinvii a causa di problemi tecnici al portale di presentazione, sino all’apertura avvenuta solo a fine marzo 2017.
Nell’arco di questo lungo periodo gli interessati hanno speso i loro soldi in partita Iva, Inps, progettazione e corsi necessari alla presentazione delle domande. Un ritardo che ha messo parecchi giovani, dopo tanti mesi, nelle condizioni di dover rinunciare a causa dei costi sostenuti nell’attesa di un progetto che non parte mai. Diversi giovani, sperando di poter costruire un futuro nella propria terra, hanno abbandonato il lavoro sicuro all’estero per tentare di dedicarsi all’agricoltura. Niente da fare: anche loro, dopo aver speso tutti gli ultimi risparmi e senza aver mai potuto iniziare a lavorare, alla fine hanno dovuto rinunciare e ora sono tornati, delusi più che mai, a cercare un lavoro all’estero.
Ora infatti, dopo 6 mesi da quando il bando è partito, tutto ancora tace e nessuno conosce la sua sorte. Parliamo di misure del Piano di Sviluppo Rurale nate per incentivare il ricambio generazionale e i primi investimenti, per sostenere – almeno in teoria – un rilancio dell’agricoltura, ma i nostri giovani agricoltori non si sentono sostenuti bensì presi in giro.
Ci sono 70 milioni di euro a disposizione e migliaia di ragazze e ragazzi sardi che credono nella loro terra, che nella loro terra vogliono investire e che non vogliono emigrare.
C’è da aggiungere che i ritardi si ripercuotono anche sui professionisti come gli agronomi che avevano concordato con i loro assistiti di ricevere il compenso a domanda accettata e che inoltre si ritrovano a non saper dare loro notizie certe.
Liberu ritiene che la Regione non possa continuare a stare in silenzio e che sia arrivato il momento di dare una risposta concreta, e soprattutto celere, a questi giovani che si sentono abbandonati e profondamente traditi da una classe politica che si dimostra, ogni giorno di più, incapace di garantire loro un futuro.

Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales