Si avvia a conclusione la telenovela delle elezioni degli Stati Uniti, di cui i mezzi di comunicazione ci hanno raccontato di tutto di più. Per giorni interi e per parecchi mesi, spesso ripetendo le stesse osservazioni ed analisi , si sono susseguiti programmi appositi, approfondimenti, collegamenti con inviati. Nel mentre gli stessi media hanno totalmente ignorato le importanti elezioni che si sono svolte sempre in quella parte di mondo, solo un po’ più a sud: in America latina.

In Bolivia il 18 ottobre ci sono state nuove elezioni presidenziali, a distanza di un anno dalle precedenti che avevano confermato il socialista Evo Morales, costretto alle dimissioni ed esilio all’estero da un vero e proprio colpo di stato, organizzato dalle opposizioni con l’accusa di “brogli elettorali”. E’ singolare come di questa accusa, invece, avevano dato ampia notizia i giornali italiani e occidentali. Ma dopo un anno di scontri, decine di morti, e furiose lotte per rivendicare la verità, i ricercatori ed analisti del Mit hanno dovuto riconoscere che l’accusa di brogli si era rivelata totalmente infondata. Dopo numerosi tentativi da parte dei golpisti di rinviare nuove elezioni, le urne hanno riportato al potere con un risultato inconfutabile il candidato del Movimento per il Socialismo, dell’ex presidente Evo Morales.

I principali media italiani hanno completamente oscurato questa notizia.

In Cile il 26 ottobre i cittadini hanno votato con una percentuale quasi plebiscitaria per abolire la costituzione in vigore, promulgata sotto la dittatura del generale Pinochet. Risultato ottenuto anche qui dopo scontri, arresti e sparizioni di oppositori, grandi e continue manifestazioni di popolo in cui ha dato notevole contributo il movimento delle donne, che va rafforzandosi in molti paesi dell’America Latina. Anche di questa notizia, sebbene di importanza addirittura storica, nessuna traccia sulla principale stampa italiana.

Il prossimo 6 dicembre si svolgeranno in Venezuela le elezioni parlamentari. Al momento i mezzi di informazione italiani ed europei tengono il consueto silenzio, preferendo evitare di rendere nota la vergognosa decisione dell’Unione Europa, che ha declinato l’invito del governo venezuelano di inviare propri osservatori internazionali. Un invito alla trasparenza che evidentemente non interessa a chi ha già deciso di mettere in discussione la chiara volontà popolare.

E’ comprensibile che venga dedicato grande spazio alle elezioni del presidente Usa , un paese che volente o nolente influisce sulla politica di gran parte del mondo occidentale e non solo. Ma come è possibile che non passi niente su importanti elezioni in Paesi di cui si dà ampia attenzione mediatica quando sono accusati di brogli?

E’ evidente che la stampa italiana non considera degno di nota tutto ciò che riguarda i processi di riconquista dell’autodeterminazione da parte dei popoli e i programmi che puntano alla gestione delle proprie risorse (gas, petrolio,litio solo per citarne alcune), da utilizzare per migliorare le condizioni di vita della popolazione, invece che per arricchire fameliche multinazionali straniere.

E’ chiaro che alla stampa italiana risulta fortemente spiacevole constatare che vincano visioni di società in contrasto con quelle dominanti, specialmente se animate da aspirazioni al socialismo, sgradite alla destra bianca e ultra liberista latinoamericana e statunitense, che considera la regione il proprio cortile di casa. Il massimo del fastidio poi si raggiunge quando i protagonisti di questo processo di liberazione non siano solo i lavoratori ma persino popoli indigeni, da sempre considerati insignificanti, brutti ed ignoranti da certi ambienti politici.

Da cittadini del mondo non può non interessarci quello che succede nel mondo, e da indipendentisti internazionalisti sosteniamo tutti quei popoli che anche in Bolivia, Venezuela, Cuba, Cile e nel resto del mondo rivendicano la propria sovranità ed autodeterminazione.

Ma per fortuna non ci sono solo i canali informativi dell’Italia da cui attingere notizie: loro, se vogliono, continuino pure a stare nelle ultime file delle graduatorie mondiali sulla libertà di stampa.

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales