Nella confusione creata dall’epidemia e nei continui cortocircuiti interpretativi dei decreti, a farne le spese anche nel mondo della scuola sono sempre gli ultimi, coloro i quali anche in tempi di ordinaria amministrazione sono già privi di tutele e vivono costantemente in stato di precarietà.

Stiamo parlando dei precari della scuola, i supplenti temporanei o detti anche insegnanti di terza fascia che già qualche giorno prima dell’epidemia gridavano aiuto perché impauriti dal concorsone nazionale che li avrebbe potuti definitivamente stabilizzare ma che in realtà rappresentava un’ennesima fregatura.
La paura risiede nella partecipazione prevista al concorsone, la quale sarà probabilmente di circa un milione di persone con la possibilità che i supplenti temporanei, dopo anni di servizio presso le istituzioni scolastiche e con una esperienza ben maggiore di chi è appena laureato, per un gioco di punti nelle graduatorie rischiano di non raggiungere mai l’agognata stabilizzazione.

A questa paura oggi si aggiunge un problema ben più grave se non risolto immediatamente. Infatti con il decreto legge n. 18/2020, art. 121, si è previsto il rinnovo di tutti i contratti dei docenti che sostituivano quelli in malattia, ma per una svista legislativa si è generato il dubbio nelle segreterie scolastiche circa la retroattività della norma anche nei confronti di quei docenti i cui contratti scadevano prima del 17 marzo stesso.

Siamo al paradosso, per tutti i docenti i cui contratti scadevano dal 17 marzo in poi è stata garantita la prosecuzione del contratto, quelli che invece avevano un contratto con scadenza precedente (parliamo addirittura di circa mille lavoratori) sono rimasti fuori.
Numeri che in realtà potrebbero essere molto maggiori, se si tiene conto che solo in Sardegna i precari di terza fascia sono all’incirca 5.000. Secondo gli ultimi dati dell’Associazione Anief, in Italia addirittura si contano 200.000 mila supplenze. Non dimentichiamoci che questi docenti supplenti e precari sono quelli che garantiscono anche le 50.000 sostituzioni degli insegnanti di sostegno.
Lavoratori precari che da un giorno all’altro si sono trovati senza contratto, senza stipendio e senza prospettive sul proprio futuro lavorativo vista l’incertezza sul proseguo dell’anno scolastico.

A fronte della lentezza della burocrazia nell’adattarsi e nell’interpretare le norme, si rileva che basterebbe una nota di chiarimento del ministero con la quale indicare alle segreterie scolastiche le modalità di risoluzione del problema.

Riteniamo che in questa situazione di emergenza sia giusto prorogare i contratti, finanche pagando due docenti, quello supplente e quello rientrato dalla malattia, piuttosto che lasciare un lavoratore senza stipendio da un giorno all’altro e per responsabilità non sue. Non è giusto che la sorte di un lavoratore debba essere decisa dall’interpretazione soggettiva di una norma poco chiara: si faccia chiarezza ma nel mentre si tuteli il lavoratore.
Lavoratori ricordiamoci che sino ad oggi e per anni hanno supplito ai buchi nelle scuole, garantendo continuità e qualità nell’insegnamento.

Crediamo inoltre che questo problema non sia solo amministrativo ma che leda anche il diritto allo studio di migliaia di studenti sardi, infatti è altamente probabile che le segreterie delle scuole, a causa di una errata interpretazione del decreto legge, non solo non rinnovino i contratti ai supplenti che magari hanno seguito gli alunni per tutto l’anno ma che abbiano anche congelato la didattica a distanza.

Sarebbe importante sapere dalla ministra dell’Istruzione Azzolina e dall’Assessore Biancareddu quali misure immediate intendano prendere per risolvere il problema di questi lavoratori. Ma non solo, ci chiediamo se nel frattempo le classi elementari, medie e superiori servite da questi supplenti stiano ancora garantendo la didattica a distanza, e – visto che molto spesso sono proprio questi supplenti ad occuparsene – come e se si stia gestendo la didattica degli alunni disabili.

Anche noi, assieme a tanti lavoratori e tanti genitori, attendiamo risposte.

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales