Accogliamo con favore la notizia della firma del decreto con il quale vengono sospesi i collegamenti e i trasporti ordinari delle persone da e per la Sardegna.

Non possiamo però non sottolineare l’enorme ritardo con cui questa misura sia stata disposta, nonostante le autorità sarde avessero – seppur con grave ritardo anch’esse – richiesto tale blocco sin dal 7 marzo scorso, ricevendo un rifiuto.
Una situazione di inutile attesa che ha agevolato l’incontrollato e disordinato arrivo di migliaia di persone, spessissimo non sottoposte ad adeguati controlli né alla partenza né all’arrivo, che hanno aumentato la sensazione di incertezza e paura per possibili rischi di allargamento del contagio.

Ritardi che si sommano a ritardi, a cui finalmente segue ora questo atteso blocco dei collegamenti, che a nostro avviso rappresenta il principale mezzo di contenimento della diffusione del virus verso la Sardegna, ma di cui ci risulta inspiegabile tanto l’esitazione per la sua predisposizione quanto la brevità della sua durata. Non capiamo infatti il perché tale blocco sia stato disposto fino al 25 marzo e non fino al 3 aprile, così come le misure contenute nel DPCM.

La decisione di permettere comunque la movimentazione delle merci è ovviamente una misura necessaria, ma la certezza che un blocco totale avrebbe lasciato immediatamente la Sardegna priva di derrate alimentari ci riporta alla situazione generale in cui vive abitualmente la nostra terra. Una situazione d’emergenza continua che evidenzia come la nostra isola, sebbene potenzialmente ricca e produttiva, versi oggi in una condizione di dipendenza anche per il soddisfacimento delle minime esigenze alimentari. Una realtà assurda che mette a nudo non solo il risultato di decenni di malgoverno, ma anche il fatto che questo settore vitale dell’economia sia totalmente in mano alla Grande Distribuzione Organizzata d’oltremare.

Questa situazione tragica dimostra, incidentalmente, la giustezza delle argomentazioni di tutti quelli che difendono il diritto dei Sardi alla sovranità, economica, politica, dei trasporti, sulla loro terra.
Un popolo senza sovranità e senza autodeterminazione, come vediamo, è costretto a dipendere dall’esterno ogni volta che si presenta una situazione di emergenza. Un popolo che non ha sovranità sugli alimenti non dispone liberamente del suo diritto alla vita, ed oggi diventa evidente a tutti che senza il pieno autogoverno sulla nostra terra noi Sardi rischiamo di morire di fame alla prima difficoltà.

Un’esperienza che deve insegnarci tanto anche e soprattutto per il futuro.

Siamo convinti che il nostro popolo sia in grado di sviluppare tutte le potenzialità di questa terra. Si tratta solo di credere in noi stessi, avere la certezza che insieme saremo capaci di vincere qualsiasi battaglia, per la nostra salute pubblica, per la nostra rinascita economica, per il nostro diritto a decidere pienamente su ogni aspetto della nostra vita.

Liberu – Lìberos Rispetados Uguales