L’emergenza Covid, oltre ad aver aggravato la crisi economica sistemica, ha accentuato di conseguenza le diseguaglianze sociali. A risentirne maggiormente, sul mercato del lavoro, sono state le donne e i giovani, che tra i lavoratori sono le categorie che svolgono i lavori più precari. Oltre il 70% delle persone che hanno perso il lavoro in quest’ultimo anno sono donne, solo in Sardegna ben 5.334 imprese femminili hanno chiuso. E sono state prevalentemente le donne a dover rinunciare al proprio lavoro o a ridurre le ore lavorative, per venire incontro agli “obblighi” familiari, con la chiusura di scuole e asili imposta dalla pandemia.

A parità di incarico le donne guadagnano il 25% in meno rispetto ai colleghi uomini, e il 60% di tutto il lavoro part-time esistente è svolto da donne, che tentano in questo modo di conciliare lavoro e impegni familiari. In quest’ottica è significativo anche che quasi il 50% delle donne si ritrovi ad abbandonare il lavoro alla nascita del primo figlio. Tutte queste dinamiche portano le donne, nel corso della loro vita, a percepire non solo redditi inferiori rispetto agli uomini, ma anche pensioni medie più basse: si stima che un pensionato percepisca mediamente 15mila euro all’anno circa, mentre una pensionata ne riceva 9mila.

Abbiamo denunciato più volte questo divario di genere e per combatterlo occorre intervenire sulle cause originarie e strutturali del sistema socio-economico che lo genera. Pertanto crediamo che i soli interventi istituzionali, peraltro delle stesse istituzioni che incentivano quel sistema socio-economico, non siano sufficienti a risolvere questo divario e che sia necessaria una presa di coscienza attraverso il lavoro di base e con l’autorganizzazione.

Per queste ragioni anche noi, donne e uomini di Liberu, abbiamo deciso di aderire allo sciopero internazionale femminista dell’8 marzo

Intendiamo dare un segnale forte a tutta la società affinchè ci sia parità salariale e lavoro sicuro ed equamente retribuito, per poter debellare le situazioni di assoggettamento derivate dal ricatto economico, fino a conseguire, istituzionalmente e socialmente, pari opportunità in tutti gli ambiti.

Non possiamo pensare ad una Sardegna libera se non lo è tutto il suo popolo.

Non possiamo costruire una nuova società sarda senza che tutte le persone possano godere degli stessi diritti.

Non b’at liberatzione natzionale chentza autodeterminatzione de sas fèminas

Liberu- Lìberas Rispetadas Uguales